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FATTURE E PARTITE IVA: OBBLIGO DI EMISSIONE SUBITO DOPO IL SERVIZIO, ANCHE SENZA PAGAMENTO

FATTURE E PARTITE IVA: OBBLIGO DI EMISSIONE SUBITO DOPO IL SERVIZIO, ANCHE SENZA PAGAMENTO

La Cassazione chiarisce: chi ritarda rischia sanzioni. Non serve aspettare il saldo del cliente

Un’importante pronuncia della Corte di Cassazione – la sentenza n. 10693 del 23 aprile 2024 – ha fatto luce su un aspetto cruciale per professionisti e imprese titolari di Partita IVA: l’obbligo di emettere fattura per prestazioni di servizi sorge immediatamente dopo l’esecuzione dell’attività, anche se il cliente non ha ancora pagato.

Fattura da emettere dopo l’esecuzione, non dopo il pagamento

La vicenda nasce da un contenzioso tra l’Agenzia delle Entrate e una società municipale incaricata della gestione del servizio idrico. L’Amministrazione finanziaria contestava alla società l’omessa fatturazione di alcuni servizi erogati. La Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio fondamentale: la prestazione del servizio fa scattare l’obbligo di emettere fattura, non il pagamento da parte del cliente.

Il principio richiamato si fonda sull’art. 6, comma 3 del D.P.R. 633/1972, secondo cui l’esecuzione materiale del servizio è il momento in cui nasce l’obbligo tributario. Questo orientamento era stato precedentemente delineato dalle Sezioni Unite della stessa Corte nella sentenza n. 8059 del 2016.

Distinzione tra obbligo di fatturazione ed esigibilità dell’IVA

La Cassazione ha dunque fatto una netta distinzione tra l’obbligo di emissione della fattura e l’esigibilità dell’IVA:

  • la fattura va emessa subito dopo il servizio, indipendentemente dall’incasso;
  • il versamento dell’IVA all’Erario, invece, è legato al momento in cui il pagamento viene effettivamente ricevuto.

Questa distinzione è fondamentale per evitare confusioni tra i doveri formali e quelli sostanziali del contribuente.

Sanzioni per chi aspetta il pagamento prima di fatturare

Secondo gli ermellini, chi attende il pagamento per emettere fattura si espone al rischio di contestazioni per omessa fatturazione e, conseguentemente, sanzioni amministrative pecuniarie anche rilevanti. È quindi consigliabile che i professionisti e le imprese rispettino il termine corretto per l’adempimento, ovvero immediatamente dopo la prestazione.

Onere della prova a carico del Fisco

La sentenza introduce però un elemento di tutela per il contribuente. La Cassazione ha stabilito che, in caso di contestazione per omessa fatturazione, spetta all’Agenzia delle Entrate l’onere di dimostrare che il pagamento sia avvenuto (anche solo parzialmente o per equivalente) o che ci sia stata una condotta dolosa da parte del contribuente, volta a sottrarsi agli obblighi fiscali.

Non è sufficiente, infatti, la semplice constatazione della mancata emissione della fattura. Il Fisco deve fornire elementi concreti o anche presuntivi che dimostrino il comportamento evasivo.

Orbene, con questa pronuncia, la Suprema Corte riafferma un equilibrio tra l’interesse erariale e la tutela del contribuente: da un lato impone rigore nei tempi di fatturazione, dall’altro esclude automatismi sanzionatori basati su presunzioni. Una decisione che contribuisce a rafforzare la certezza del diritto e a chiarire gli obblighi fiscali connessi all’emissione delle fatture per servizi.

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