RICORSO CONTRO L’AVVISO DI ACCERTAMENTO: COSA CAMBIA DAL 2024 CON LA RIFORMA DEL PROCESSO TRIBUTARIO

Dal 1° gennaio 2024 è cambiato radicalmente il volto del contenzioso tributario di primo grado: via la mediazione obbligatoria e nuove scadenze per il deposito del ricorso. Ecco cosa sapere per non incorrere in errori fatali.
Il mondo del contenzioso tributario è entrato in una nuova fase. Le riforme approvate con decorrenza dal gennaio 2024 hanno modificato in profondità la procedura di primo grado nei ricorsi contro gli avvisi di accertamento, portando con sé novità sia terminologiche che sostanziali e procedurali.
Addio alla mediazione obbligatoria
Una delle innovazioni principali riguarda l’eliminazione della mediazione obbligatoria per le controversie di valore inferiore ai 50.000 euro. Fino al 2023, il contribuente che voleva impugnare un avviso di accertamento aveva 120 giorni per iscrivere a ruolo il ricorso, in particolare, doveva attendere 90 giorni per l’esito del tentativo di mediazione, e solo successivamente aveva 30 giorni per l’iscrizione a ruolo. Oggi quel passaggio non esiste più.
Nuovi termini per il deposito del ricorso
La riforma ha infatti introdotto un termine unico e perentorio: 30 giorni dalla notifica del ricorso alla controparte per procedere con il deposito presso la Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado (nuovo nome della Commissione Tributaria Provinciale). Un cambiamento che ha risvolti pratici importanti: chi non rispetta la nuova scadenza rischia l’inammissibilità del ricorso.
Solo deposito telematico
Anche sul piano operativo ci sono novità da non sottovalutare. Non è più possibile presentare il ricorso in formato cartaceo: l’unica modalità consentita è quella telematica tramite il portale SIGIT, nell’ambito del Processo Telematico Tributario (PTT). Un sistema che punta a velocizzare e digitalizzare la gestione delle controversie ma che richiede una certa familiarità con gli strumenti digitali.
Con la fine della mediazione, cambia anche l’impostazione del ricorso: non è più necessario inserire la proposta di conciliazione. Tuttavia, l’attenzione alla forma resta cruciale. Errori nella redazione del ricorso, nella notifica o nel deposito possono compromettere l’intera procedura.
Conclusione
Le nuove regole del processo tributario chiedono più rigore, tempestività e competenza tecnica. Chi intende contestare un avviso di accertamento non può più permettersi passi falsi: dalla notifica al deposito telematico, ogni dettaglio conta. E per evitare di cadere nelle trappole della decadenza, informarsi (e magari farsi assistere) è più importante che mai.